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Beppe Manno, il visionario del cinema itinerante

L’avamposto delle nuove frontiere del cinema è un carroccio ambulante carico di arte, luce, passione, aspettative di vita da donare e ricevere.

Beppe Manno, catanese classe 1961, titanico nel suo aspetto imponente e un sogno che si cela dietro lo sguardo arguto e profondo esaltato dalla spessa montatura delle lenti, già espressione ante litteram di una personale visione del mondo e della sua relativa  narrazione su celluloide.

Dalle città metropolitane alle periferie di quella Sicilia che è già essa stessa periferia, il visionario della pellicola da piazza, siculo per natura, girovago per scelta,  da anni coltiva l’amabile pretesa di portare in giro nelle piazze, nelle scuole o in qualunque altro luogo deputato ad accoglierlo il cinema d’autore.  Già… proprio così! Come egli stesso tiene a precisare, Manno, lasciato il posto di lavoro, non appena può,  si sveste dell’abito canonico del tecnico d’ufficio e, quasi come un appassionato venditore ambulante, porta in giro i  corti da lui scelti e selezionati,  offrendo ai suoi spettatori uno “spaccato di cultura”, il ritratto fedele di una società in itinere. Promozione del cinema d’autore volta a catturare l’attenzione del pubblico, giovani in particolare, dando voce a quelle narrazioni altrimenti negate e dimenticate. Un po’ prometeico, Manno sembra quasi incarnare l’eroe di quel mito affascinante che la tradizione ellenica vuole rapitore del fuoco sacro degli dei per donarlo agli uomini. E’ il fuoco che crea, che forgia le armi dei guerrieri, che riscalda. Il fuoco al cospetto del quale gli uomini di quasi tutte le epoche si sono riuniti per nutrirsi, amare, per leggere e per raccontare. Il fuoco al cospetto del quale nasce l’archetipo moderno dell’indipendenza della scelta, probabilmente unica salvezza possibile all’interno di un mondo altamente omologato e globalizzato. E all’interno dei contesti più svariati, non sempre scontati, svolge la sua missione paideutica rivolta a tutti ma in particolare a quei  giovani di cui tanto si parla e di cui tanto poco si ascolta. Lì, in quell’humus fertile e altamente ricettivo qual è quello delle giovani coscienze egli diffonde la visione di un orizzonte altro e lo fa per mezzo di una narrazione a tratti ironica, quasi sempre sdrammatizzata di temi importanti quali Legalità, Solidarietà, Sana Convivenza, coltivando la fiduciosa speranza che essi possano attecchire e dare vita a degli arbusti sani e prosperosi quali pilastri portanti di un mondo migliore. E’ così che il sogno esce dai ristretti confini dell’utopia per farsi alternativa possibile proprio in quei luoghi di incontro e confronto dove sempre nuove finestre si aprono sulla conoscenza e sulla fruizione del cinema contemporaneo.

Nelle agorà del terzo millennio il presente  si fa già memoria e il  passato  rivive di nuova luce. A questo strumento d’eccezione, il cinema, appunto, proprio in virtù della naturale mancanza di filtri che lo connota,  si affida la conversione di una società che sempre più fluttua sotto gli input di una tecnica rivelatasi, in ultima analisi, più anestetica che salvifica. Assiduo frequentatore dei maggiori festival isolani dove accuratamente seleziona i prodotti da portare in giro, Beppe Manno ha voluto abbattere il muro del cinema da sala rendendo l’arte cinematografica fruibile a tutti. Non c’è stato contest che non abbia scatenato serrato ed emozionante dibattito nel pubblico . Degna di menzione la collaborazione con la Dante Alighieri la società fondata nel 1889 che, oltre a vantare fra i suoi fondatori intellettuali del calibro di Carducci, è impegnata a tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane.

di Emilia Di Piazza