Il Barbiere di Siberia di Nikita Mikhalkov.
C’è nel film lo svolazzare delle frange sulle spalline. E c’è lo spiegarsi della bandiera al vento.
Ci sono due monaci tra le feritoie della torre, pronti a far risuonare le campane del Cremlino e, infine, c’è un piccolo cardellino – bagnato di luce – che si aggira tra gli stivali tirati a lucido dei cadetti stretti in schiera.
Tutta quell’attesa, in quella bellezza, mi scatena un urto al petto – un’idea – anzi, la consapevolezza di una vita già vissuta.
Ogni volta mi guardo ed effettivamente, sì: calzo anch’io quegli stivali, trovo sul palmo della mano le lacrime dello zar e l’eco di un cinguettio mi si scioglie nelle vene. Ogni volta.
di Pietrangelo Buttafuoco