Cultura

L’esplorazione urbana: alla scoperta dei luoghi abbandonati

Abbandonati, distrutti e spesso cupi, ma maledettamente belli e affascinanti. Come per tutte le cose anche la Sicilia, dietro una parte visibile e conosciuta ai più, nasconde meraviglie “invisibili” agli occhi.  E se pensate di essere degli esperti conoscitori delle bellezze della vostra terra vi sbagliate. Luoghi sconosciuti, ville abbandonate, chiese sommerse dalla polvere e interi paesi fantasma in cui  regna la malinconia e il silenzio. Fa tutto parte del patrimonio culturale di quell’altra Sicilia, nascosta,  buia e dimenticata. 

Si chiama Urbex, abbreviazione di “Urban Exploration” che tradotto letteralmente significa  esplorazione urbana, ossia l’attività di riscoperta di luoghi in rovina, creati, vissuti e poi dimenticati  dall’uomo: un movimento nato in Francia con Philibert Asprait, primo esploratore delle catacombe di  Parigi, scomparso nel 1793 (questo racconta la leggenda). Trovare del bello nell’abbandono, vivere  positivamente la malinconia tramite la riscoperta dei dirty place: sono i principi cui s’ispira la  community di “Ascosi Lasciti”, l’incubatore che raggruppa i giovani Urbexer che condividono il progetto di ricerca e riscoperta dei “doni nascosti” all’interno della propria regione. 

Alla Sicilia sommersa, alla Sicilia dell’abbandono e dell’indifferenza si dedicano i ragazzi di Liotrum Urbex Sicilia, il gruppo siciliano di Ascosi Lasciti fondato da Cristiano La Mantia, Giovanni Polizzi e  Claudio Licitra, tre fotografi siciliani che condividono la passione per l’esplorazione. Hanno scoperto e  visitato centinaia di luoghi sconosciuti e abbandonati, molti ormai pericolanti, un intero patrimonio  culturale e di ricordi per lo più sconosciuto alla massa ma ricco di storia. E’ la ricerca dei luoghi non  mappati e che sono in totale stato di abbandono che spinge questi esploratori. Il loro intento è di  suscitare interesse verso un inestimabile patrimonio dismesso, lasciando solo impronte e prendendo solo emozioni cercando di rivivere con l’immaginazione la storia che sta dietro questi posti ormai  obliati da tutti. 

La massima espressione dell’Urbex in Sicilia è il paesino di Poggioreale, nel trapanese, che con i suoi  ruderi e palazzi crepati è una vera e propria ghost town abbandonata in seguito al terremoto nella  valle del Belice del 1968 e ricostruita per interno a solo un chilometro di distanza dalla rovine. Tutto il  paese si sta sgretolando sotto l’azione del tempo: è crollato il campanile dell’antica Chiesa Madre ma tra le vie principali invase da sterpaglie ci si può fare largo soffermandosi sull’antica chiesa di Gesù e  Maria completa di catacombe e proseguendo si trovano Fonte Cannoli e il lavatoio dei muli. Tanti altri  sono i borghi fantasma sul territorio isolano tra cui Borgo Rizza, nel siracusano, e Borgo Regalmici in  provincia di Palermo.

Esiste poi la parte che potremmo definire romantica dell’Urbex in Sicilia che apre il sipario alla grande  schiera di ville e abitazioni abbandonate, alcune delle quali raccontano vividamente le abitudini e le  storie delle famiglie che le hanno abitate. È il caso della Villa della Musa, nella zona dell’Etneo, situata  in posizione dominante rispetto al terreno di sua pertinenza, completamente trascurata da anni. Una  volta dentro si rimane a bocca aperta, i soffitti e le pareti sono completamente affrescate, rifiniture  splendide e perfino una decorazione firmata dal pittore Alessandro Abate, protagonista della scena  pittorica siciliana degli inizi del ‘900. Tutte le stanze sono decorate in stile liberty e sembra proprio  che l’antico proprietario fosse ossessionato dall’Art Nouveau. 

Un’altra dolce scoperta è la Villa Beata Solitudo, villa padronale, così ribattezzata dai ragazzi di  Liotrum per un’iscrizione riportata sopra un caminetto all’interno dell’abitazione. Riguardo questa  villa non si è riusciti a reperire molte notizie, ma esplorandola si respira un’atmosfera  particolarmente malinconica. Soprannominata Beata Solitudo perché si può facilmente immaginare  che fosse stata costruita e abitata da chi per fuggire alla mondanità di un tempo che non gli  apparteneva più vi si rifugiava aspirando alla beatitudine e alla purificazione.

Gli urbexer puntano ad accendere i riflettori anche su luoghi ed edifici che meriterebbero di essere  rivalutati come ad esempio un grande albergo nelle Madonie abbandonato già dal 2011. Un luogo in  cui il tempo sembra essersi fermato: 2500 mq di superficie utile interna, 4 piani, 52 camere di cui 3  suite, per un totale di 115 posti letto, sala colazione, sala relax, bar, ristorante, sala convegni,  discoteca, piscina, sauna, palestra e campo di bocce. Tutto perfettamente integro ma ignorato. Così  come anche un enorme centro polisportivo, in provincia di Catania, costruito a cavallo tra il 1975 e il  1985 oggi deserto. Questo splendido impianto polisportivo ormai in disuso sarebbe dovuto essere il  fiore all’occhiello della Sicilia Orientale. Piscina olimpica, piscina per tuffi, campi da tennis, campo da  calcio e da una pista di pattinaggio, una struttura imponente ma totalmente inutilizzata. 

Ad un tuffo nel passato ci riporta poi la miniera di Pasquasia, considerato il fantasma della più grande  cava d’estrazione di sali minerali dell’entroterra siculo che oggi è solo un lontano ricordo. L’attività  estrattiva vedeva impiegati circa 500 dipendenti, cessando definitivamente nel 1992 e lasciando  inalterati tutti gli impianti di questa carcassa di ruggine industriale. 

Altro rudere in cui regna il silenzio è la Chiesa di Casalotto ad Aci San Antonio sconsacrata e  abbandonata a se stessa da oltre mezzo secolo che oggi è completamente murata e inaccessibile. La  chiesa sconsacrata dei Casalotto è anche conosciuta come la chiesa degli orrori a causa di alcuni tragici  eventi legati al luogo perché è stata teatro di omicidi e luogo di culto per chiunque volesse provare un  brivido horror.

L’ intento del movimento urbex non è quello di educare bensì di suscitare interesse e far rivivere con  l’immaginazione quello che è stato dimenticato, cercando luoghi inesplorati, localizzandoli e  visitandoli senza alterarne la scena, cercando anche attraverso la fotografia di risaltarne l’aspetto  storico prima che la natura si riappropri di questi spazi lasciati incustoditi e non curati dall’uomo.

Liotrum Urbex Sicilia