Cultura

Luoghi abbandonati in Sicilia: Borgo Riena

La Sicilia è una terra particolare, difficile, atavicamente contraddittoria.

Questi aspetti si rispecchiano tanto nel territorio quanto nella gente che forse non conosce i corretti metodi per valorizzarla.

E’ un hobby particolare quello di fotografare luoghi abbandonati e distrutti, è vero, ma noi crediamo che tali siti abbiano una storia da raccontare, che ci emoziona.

Li cerchiamo, li localizziamo e li visitiamo senza alterarne la scena. Cerchiamo di risaltarne l’aspetto naturalistico perchè sappiamo che la natura, nel tempo, se ne riapproprierà di questi spazi che l’uomo deturpa, alterandone l’equilibrio.

Una passeggiata a cielo aperto tra i ruderi ormai distrutti e decadenti rimasti gli unici “abitanti” di un piccolo borgo abbandonato situato nei pressi del comune di Castronovo di Sicilia. Un’altra storia che racconta di quelle gloriose speranze fasciste di riqualificazione dei latifondi dell’entroterra siciliani andate in frantumi prima ancora di poter avere l’occasione di sbocciare.

Una piccola frazione rurale che è stata edificata a cavallo della metà degli anni ’40 per volontà del regime totalitario ventennale all’interno del programma di colonizzazione del latifondo siciliano, e che è poi stato abbandonato intorno al 1950 e peraltro mai completato nonostante la sua edificazione fosse servente rispetto alla funzione di consentire agli agricoltori e alle loro famiglie di poter risiedere vicino ai campi, così da abbattere le difficoltà di spostamento rispetto ai più lontani centri urbani.

Costruito tra le alture facenti parte di una riserva naturale, il borgo è costituito solo da una chiesetta, da una scuola e da tre strutture residenziali e tutto intorno nulla più. Inoltre, secondo una vecchia diceria intorno al borgo aleggia una leggenda che narra che l’unico abitante di questo paesino fantasma fosse un latitante, tale Totò Militello, condannato all’ergastolo ma evaso dal carcere, trovò riparo in questi ruderi così da evitare la condanna.